La Basilicata è prima in Italia per il calo del numero di imprese attive. E se i numeri dicono delle imprese che chiudono, nulla affermano di quelle in affanno dopo 8 anni di crisi pressoché ininterrotta.
È la solita storia del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, a seconda di come si vedono le cose – dichiara il presidente di Confapi Matera Enzo Acito a proposito della situazione delle imprese lucane. L’Italia è il Paese delle divisioni, Guelfi e Ghibellini, gufi od ottimisti. Altrettanto dicasi per l’economia. L’Italia resta divisa in due: il Centro-Nord in ripresa e il Centro-Sud col fiatone, altro che Europa unita.
Ormai leggere gli studi sull’andamento dell’economia, per i non addetti ai lavori significa soltanto confondersi le idee. Aumentano le esportazioni? Sì ma solo quelle della Fiat. Chiudono molte aziende? Sì ma aumentano le società di capitali. Nel nostro piccolo, da un lato si criticano manifestazioni come il Presepe Vivente, dall’altro si esulta per le ricadute economiche sulla città.
La realtà è che le medicine finora date al malato sono servite solo ad attenuare i sintomi della malattia e che il Mezzogiorno è sparito dall’agenda politica del governo nazionale. La smania del riformismo a tutti i costi porta a dimenticare i problemi reali. Eppure molte imprese hanno dimostrato che l’economia si può riprendere anche senza riforme strutturali e politiche pubbliche di sostegno e di aiuti, avendo bisogno solo di un quadro di maggiori certezze.
Purtroppo il Mezzogiorno, in generale, e la Basilicata, in particolare, hanno un sistema economico ancora troppo dipendente dalla politica, la cui pervasività condiziona pesantemente molte aziende e molti gruppi di interesse, che hanno rinunciato da tempo alla propria autonomia. In realtà, alla pubblica amministrazione e alla politica si chiede soltanto di creare le condizioni favorevoli all’intrapresa economica, lasciando agli imprenditori il compito oneroso di creare sviluppo e occupazione oppure, in caso contrario, di fallire.
Negli ultimi tempi, dunque, il Mezzogiorno ha accentuato il divario con il resto del Paese. In questa Italia a due velocità la Basilicata mostra tutte le sue contraddizioni di regione fra le più ricche di risorse naturali (l’acqua in primis) ma con storiche criticità di arretratezza, fra cui spiccano la disoccupazione giovanile e il conseguente spopolamento dei suoi paesi e la carenza di infrastrutture della mobilità.
Le prospettive future? Siamo alle solite – conclude Acito restando nella metafora del bicchiere. Il clima di fiducia tra gli imprenditori rimane pessimista, ma segnali incoraggianti provengono da una tendenza al rinnovo e all’ammodernamento dei macchinari e in alcuni settori come il turismo e l’agroalimentare. Ma non basta.
La nuova programmazione regionale 2014-2020? Le imprese ci contano molto; l’incremento della dotazione finanziaria del bando PIA è molto positivo; Confapi Matera ha chiesto alla Regione di reperire ulteriori 7,5 milioni di euro per l’avviso pubblico Sostegno alla competitività delle pmi lucane, che finora ha finanziato 567 imprese su 914 istanze. Noi riteniamo che vada assecondata la progettualità delle imprese, vadano sostenuti i piccoli investimenti innovativi delle pmi e la volontà delle imprese lucane di minori dimensioni di tornare competitive sui mercati.
Matera, 8 gennaio 2016