Confapi sul rapporto di Bankitalia sull’economia lucana: la ripresa non c’è ancora, ma è solo auspicata. Spiccano due dati su tutti: la grave disoccupazione giovanile e il crollo del settore delle costruzioni.
“Si intravedono flebili segnali positivi”, scrive la Banca d’Italia nell’aggiornamento congiunturale sui primi 9 mesi del 2013 dell’economia lucana. Per Confapi Matera è una maniera stilisticamente elegante per dire che la ripresa ancora non c’è, semmai è auspicata, desiderata, vagheggiata, per alcuni forse sognata.
I termini utilizzati, infatti, cioè “segnali” “flebili” che “si intravedono”, significano che la crisi continua, come correttamente si legge nelle pagine dettagliate del rapporto, tra grafici, tabelle, numeri e percentuali.
Confapi Matera, che ogni anno invia alla Prefettura la consueta relazione sull’andamento dell’economia, avendo il polso dello stato di salute del sistema imprenditoriale, conferma sostanzialmente il contenuto del rapporto di Bankitalia, in cui spiccano su tutti due indicatori: la grave disoccupazione giovanile e il crollo del comparto delle costruzioni, da sempre trainante in Basilicata.
L’Associazione delle Piccole e Medie Industrie non concorda pienamente, invece, riguardo all’analisi del rapporto sul credito, sulle ragioni del calo dei prestiti alle imprese, in cui la solita giustificazione per cui “anche le banche sono imprese” ormai non soddisfa più un sistema economico sempre più bancocentrico.
Bankitalia parla di “offerta cauta” di credito alle costruzioni, un eufemismo per dire che esiste ormai un’aprioristica preclusione del credito bancario alle imprese del settore edile, duramente provato dalla crisi ma per sua natura dipendente dalle banche per l’apertura di ogni cantiere.
In Basilicata la raccolta è superiore agli impieghi, ma Confapi evidenzia che la differenza tra domanda e offerta di credito non è dovuta solo alla crisi, ma anche e soprattutto alle condizioni di accesso imposte dalle banche, ad una remunerazione che rimane sempre troppo alta, soprattutto rispetto ad altre regioni d’Italia e dello stesso Mezzogiorno.
In altre parole, è vero che le imprese chiedono meno credito, ma a quelle che lo chiedono spesso viene opposto un netto rifiuto da parte delle banche.