Dopo l’incontro dello scorso marzo, il presidente degli Edili di Confapi Matera, Michele Molinari, ha inviato un’altra nota al Prefetto Luigi Pizzi per denunciare l’ulteriore aggravamento della situazione delle imprese a causa dei mancati pagamenti delle pubbliche amministrazioni per il vincolo del Patto di Stabilità Interno.
Molinari evidenzia che il perdurare del blocco dei trasferimenti dalla Regione agli enti locali e strumentali, quindi il semplice ma inesorabile trascorrere del tempo, di per sé ha reso insostenibile la condizione delle imprese creditrici, esposte verso le banche, il fisco, gli enti previdenziali e assistenziali, i debitori, i fornitori. L’emergenza è stata da tempo segnalata alla Regione Basilicata, che si era impegnata a convocare le associazioni imprenditoriali subito dopo Pasqua.
Particolarmente grave, tra le tante, è la situazione di Acquedotto Lucano, debitore di svariati milioni di euro verso le imprese che hanno eseguito lavori. AL, inoltre, non riesce a pagare anche i debiti rivenienti dagli interventi di manutenzione, che sono finanziati con fondi di bilancio e su cui, evidentemente, il Patto di Stabilità con c’entra.
Nei rarissimi casi in cui il pagamento avviene, il ritardo nell’adempimento comporta che l’impresa beneficiaria non sia in regola con Equitalia o l’Inps proprio a causa del mancato incasso dei propri crediti e, dunque, non possa ricevere il pagamento per mancanza di regolarità fiscale o contributiva: il cane che si morde la coda.
Pertanto, non essendoci ormai più molto tempo per salvare il salvabile, il presidente di Confapi Aniem chiede al Prefetto di convocare un tavolo istituzionale, allargato alla Regione Basilicata, alla Provincia di Matera e ai principali Enti strumentali e sub-regionali, oltre che alle associazioni imprenditoriali, al fine di agire verso la Regione perché si faccia carico e ponga urgente rimedio ad un problema che ormai ha raggiunto gravi implicazioni di ordine sociale.
In questo territorio la tensione sociale rischia di esplodere da un momento all’altro e, di fronte all’assenza della classe politica regionale, il Prefetto diventa l’ultima, autorevole àncora di salvezza tra i marosi di una tempesta che sembra inarrestabile.